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“VINDICA TE TIBI” di Raul Londra (ed. Il ciliegio, 2014)

“La miglior vendetta è il perdono”. E’ un vecchio adagio che non sembra adattarsi allo spirito frizzante e un po’ “pulp” di Raul Londra, giovane scrittore che ci da un saggio delle sue capacità nella Raccolta “Vindica te tibi”, ovvero quattro storie di vendetta. Nell’arco di 4 racconti legati fra loro ,come dice il titolo, da un comune denominatore tipico delle più viscerali pulsioni umane, l’autore ci traccia un desolato e desolante quadro di un’umanità che vuole riscattarsi da situazioni per aspetti molto diversi di svantaggio o inferiorità.

L’idea non scontata di questo “filo rosso” costringe il lettore a confrontarsi - senza velate ipocrisie - col proprio ego e le proprie contraddizioni. E non si tratta, sembra dirci l’autore, di deridere o esaltare i “buoni sentimenti” che fanno parte anche del nobile essere. Semplicemente di accostarli anche alla parte più emotivamente istintiva che può apparire cattiva e bestiale ma è comunque parte di noi.

La raccolta si compone di 4 racconti intitolati “EROE”, “DOMINA”, “SPORCHI AFFARI A PREZZI STRACCIATI” e “ISTINTO ANIMALE”. Nel primo, “EROE”, vediamo il protagonista, di nome Jacob, un ragazzo americano di famiglia problematica, con padre sempre ubriaco e la madre che cerca di rifarsi una vita. Il protagonista Jacob si rivela risoluto nel cambiare il suo destino e risolutivo in alcune situazioni difficili Qui l’”eroe” è un assassino per vendetta personale: Jacob uccide Boggs , padre della sua fidanzata Sharon, perché non vuole che i figli di lui e la ex moglie subiscano quello che ha subito lui, Jacob, da suo padre. E nel colloquio con l’investigatrice Lockart si trae il filo della questione. La detective è lineare nella sua logica: secondo quest’ultima non si può, non si DEVE uccidere per vendetta, ma come ribatte Jacob: la detective non avrebbe premuto il grilletto per ammazzare Boggs perché non è nei suoi principi e l’avrebbe lasciato andare permettendogli così di compiere altri crimini. Un po’ didascalicamente conclude con la domanda “Chi è il vero mostro?”(Jacob o l’investigatrice?). L’autore pare prendere le parti del protagonista. Ma lascia irrisolta la questione se la vendetta sia lecita fino all’estreme conseguenze, come estremo è tutto ciò che fa Jacob: Bruciare il garage dove sta suo padre, ucciderlo con la benzina, operare nel corpo dei pompieri per cercare delle risoluzioni estreme anche in un paese dove non succede mai niente: Jacob è un SOVVERTITORE. Ma resta aperta una atavica questione: solo i cattivi sono i sinceri ed autentici? I buoni sono sempre e per forza “buonisti”? L’eroe è per forza violento?

 

In “DOMINA” un amore è causa di un suicidio; uno psichiatra è chiamato a “decodificare” il difficile caso di un ragazzo che annuncia le sue intenzioni che porta a termine al termine di una lettera in cui spiega in maniera poco chiara le sue ragioni. Qui il “plot” narrativo è un po’ debole …molto didascalici e ripetitivi alcuni passaggi (come già nel racconto precedente). In compenso c’è l’elemento della “città”, che si rivela centrale nel finale :”Ogni città sorge e cade così come l’amore e la vendetta”. Ossia: Quando una città sorge e cade, è la nascita e la fine di una civiltà. Il parallelo si rivela qui: la vendetta è il dolore che la ragazza che ha lasciato il protagonista dovrà affrontare dopo la sua dipartita per suicidio; ma lil ragazzo protagonista che appare per certi aspetti il più debole, in realtà ribalta ,con la sua “vendetta”,  le posizioni : Egli muore ma si ritiene riscattato perché invece ella resterà in vita ma soffrirà per sempre

 

 

Nel racconto “SPORCHI AFFARI FATTI A PREZZI STRACCIATI” il senso di vendetta si accompagna alla crescita anagrafica e alla scalata sociale del protagonista, ancora un ragazzo americano. Quella che all’inizio appare essere un’umiltà si rivela in realtà l’altra faccia dell’arrivismo. Questo lo porterà da una condizione pressoché normale di famiglia di medie condizioni sociali a una posizione di massimo potere imprenditoriale che lo porterà addirittura a trovarsi nella condizione di dover UCCIDERE a fin di bene. Doug (questo il nome del protagonista) sviscera il suo percorso verso la “vittoria” in una serie di continui riscatti a sfondo anche sociale: la sua posizione di uomo di colore , all’epoca dei fatti ancora difficile in America, da cui appare determinato e forte, nelle sue peripezie viene a suo modo nobilitata grazie a questo cammino. La guerra in cui , da ufficiale militare , si ritrova a combattere per ribaltare una tragica situazione economica familiare, è la sublimazione delle ragioni della sua specifica vendetta.  La vicenda è ben tratteggiata grazie anche a particolari che rendono questo forse il racconto più riuscito della raccolta: Si accenna spesso all’attenzione particolare del protagonista che “studia i ripetuti movimenti e le figure” delle persone, si alternano in continui flashbacks momenti privati e dolci a momenti forti e violenti; la complessità e la contraddittorietà del personaggio è poi delineata quando si accenna alla volontà di salvare alcuni ragazzi adolescenti dal consumo della droga che proprio  a causa SUA è in circolazione perché trasportata dalla compagnia aerea di cui lui è co – azionista; e poi il paradosso della Bibbia , che Doug legge da sempre, citata e messa in bocca al suo potenziale assassino proprio con le frasi bibliche in cui si accenna alla vendetta.

 

Nell’ultimo racconto “ISTINTO ANIMALE” si cambia essenzialmente prospettiva: si torna alla dimensione ancestrale e primordiale dell’uomo.  Più che di vendetta si parla qui di ATTACCO come istinto difensivo, come è forse più naturale che sia.. In una tribù di indigeni della colonia di Miwok si organizza un viaggio per ritrovare una lontana parente; ma il viaggio si rivela irto di ostacoli e da pagare a molto caro prezzo con la perdita di molte vite umane; le asperità vengono spiegate con gli influssi degli dei, come provenienti da un “altrove”. L’unica sopravvissuta dei protagonisti della storia, che poi riesce a trovare la nonna , viene salvata dalle violenze di un selvaggio che è l’artefice delle altre morti. Lo sconosciuto che la salva non viene identificato…e solo gli sguardi e ancora i movimenti riescono a lasciare l’indelebile traccia della salvezza di una vita e di un rapporto che resterà solo accennato e mai compiuto fino in fondo.

 

Al di là ,come si diceva, della scrittura molto “giovanile” e di qualche passaggio un po’ troppo didascalico, resta sospesa e irrisolta una questione di fondo: l’istinto vendicativo che legittimamente l’uomo (in qualsiasi epoca egli viva) possiede, che cos’è ? Immaturità o naturalità dell’istinto? Dopo la lettura di un libro come questo non possiamo sentirci del tutto tranquillizzati. E forse ,paradossalmente, è proprio la freschezza della giovane età di questo promettente scrittore che può continuare a farci compagnia con i suoi spunti provocatori e a lasciarci accesa la fiamma del dubbio che poi la nostra forza rassicurante della mente e dello spirito, col passare degli anni, tende a sopire. E la chiave di lettura dell’opera può essere trovata proprio in una sorta di sunto dei rispettivi finali che potremmo azzardare: Noi non conosciamo e forse non conosceremo mai il “nome” (e dunque la definibilità) di alcuni nostri lati oscuri, mentre la civiltà che costruiamo (come Calvino insegna) si raffigura ,sublimata, nelle “città” che però tendono a sorgere e a crollare come l’istinto dell’amore e della vendetta. Ma anche se siamo sempre bravi a definire i nostri lati buoni e a “separare” da noi i mostri che abbiamo dentro e fuori di noi…chissà alla fine chi è il vero mostro!

(L.M.)

www.edizioniilciliegio.it

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